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NOTA OPI IN RISCONTRO ALL’INVITO DELL’ASSESSORE ALLA SANITA’

NOTA OPI IN RISCONTRO ALL’INVITO DELL’ASSESSORE ALLA SANITA’

Prot. 849 del 7 settembre 2022

All’Assessore Regionale alla Sanità dr. Mario Nieddu

Gentile Assessore alla Sanità dr. Mario Nieddu, l’Ordine Professioni Infermieristiche Carbonia Iglesias accoglie positivamente  il suo invito a che qualcuno possa narrarle, testuale, di “errori” nella gestione dell’istituzione da Lei rappresentata.

Premesso che nessuno, noi compresi, ha comunque la licenza di affibbiare etichette di politico che erra e nemmeno a Lei, è più corretto da parte nostra accennare non di errori ma di “dissonanze” o “discordanze” tra le risposte attese alle domande che si sollevano da più parti anche per gli impegni assunti, tra il passaggio di legislatura regionale, in tema di sanità e riforme.

Entriamo quindi con senso proattivo nel dibattito che ci ha indirettamente proposto senza nessuna intenzione  pregiudiziale e nella sola direzione di contribuire a descrivere uno scenario che nel Sulcis Iglesiente non ha eguali in Sardegna in termini di privazione del diritto alla salute ai cittadini, a prescindere dalla rotazione delle motivazioni e delle varie responsabilità.

Sulla situazione della Sanità nel territorio che insiste in Asl Sulcis non ci deve essere il minimo dubbio che da una parte l’Ordine abbia consapevolezza delle criticità e di cosa fare come in alcuni frangenti, e dall’altra che nessuna entità debba  strumentalizzare gli infermieri e le infermiere nell’esercizio della rappresentanza professionale e del presente contributo.

È di dominio pubblico che abbiamo organizzato, partecipato, declinato, proposto, ascoltato,  ragionato e approfondito sui temi che ci appartengono da tempi non sospetti ed in assoluta autonomia e autorevolezza, mai contro qualcuno o qualcosa, e solo ed esclusivamente per i diritti dei cittadini, per la dignità della professione infermieristica, per la qualità della garanzia del diritto alla salute, ma non abbiamo mai avuto il piacere di averLa nostro ospite a nessuna delle occasioni a Lei proposte, tranne suoi brevi interventi in video conferenza, che con tutta evidenza non restituiscono una interlocuzione empatica, mentre non abbiamo mai mancato di riscontrare tutte le sollecitazioni da Lei pervenute all’Ordine ogni qualvolta lo abbia ritenuto utile.

Se di prima “dissonanza” possiamo parlare rispetto alle sue intenzioni di parlare con tutti, ascoltarli e prendere del buono di alcune proposte,  non presenziare e non riconoscere la valenza politica e amministrativa di una istituzione come l’Ordine Infermieristico è certamente un aspetto che speriamo in futuro possa essere corretto, perché anche il suo Assessorato ha bisogno come il pane di una professione sanitaria compresa, audita, valorizzata, legittimata sul campo.

Negli ospedali di Asl 7 Sulcis ha infatti più volte presenziato ed effettuato sopralluoghi al solo seguito dei soliti collaboratori ed amministratori: mai nessun invito ad interloquire in quei contesti con attori e realtà della salute e con punti di vista differenti.

Se fossimo stati esortati ad essere presenti, a riflettori spenti non avremo tralasciato di farle percepire le voci alternative dell’urgenza e della routine, dei Pronto Soccorso e delle Medicina, dei Medici e degli Infermieri, dei Tecnici Sanitari e degli Amministrativi, del territorio e non solo dei presidi ospedalieri.

E per meglio comprendere quel che potevamo illustrarLe, nessuna lezione accademica: l’avremo semplicemente invitata a scrutare negli occhi della professione infermieristica, delle infermiere pediatriche, dei coordinatori a fine turno, rivolgendo lo sguardo verso le loro mani, i loro camici, i loro ambienti di lavoro, i loro appunti: non esiste miglior punto di prospettiva infermieristica della sanità pubblica e privata nel Sud Ovest quale fotografia di cosa sia la garanzia del diritto alla salute e  dove si dovrebbe andare per invertire la tendenza.

E lo si poteva fare, ma non lo si è voluto realizzare.

Un’altra “discordanza” è presentarsi all’ultima conferenza socio sanitaria in ASL Sulcis per apprendere dei contesti che non funzionano, che dovrebbe ben conoscere ex ante e che attendono risposte e non ulteriori domande, a prescindere dai passaggi in plenaria al cospetto di sindaci e conferenze che da anni ripetono le stesse criticità e che ancora paiono delle novità che novità non sono e che si stanno invece cristallizzando nel tempo.

Siamo in emergenza e per definizione essa è eccezionale e non prevedibile, ma non troviamo nulla di imprevedibile in quel che viviamo quotidianamente da mesi come infermieri ed infermiere, come dipendenti una azienda sanitaria che dovrebbe essere locale e che è invece fagocitata dall’area metropolitana cagliaritana.

Alle emergenze sanitarie pensiamo noi professionisti sanitari, e lo abbiamo dimostrato.

Alle emergenze politiche e sociali, organizzative e manageriali, strutturali ed economiche devono pensarci altri.

Ed in generale è dimostrato che non sempre si è stati all’altezza: chiamasi “dissonanza”.

Abbiamo più volte con Lei condiviso che verso reali opportunità di reclutamento di professionisti sanitari infermieri nelle diverse forme previste dal mercato del lavoro e dai contratti collettivi,  fosse e sia ancora documentata una azione ostativa da parte di solerti funzionari di ATS prima e di Ares adesso verso chi ambiva ad entrare-rientrare in servizio Asl Sulcis.

Non corrisponde al vero che non vi siano infermieri che possano implementare gli organici, corrisponde al vero che Assl Carbonia prima e Asl Sulcis poi sono secondari rispetto ad ATS ed Ares, quindi il Sulcis Iglesiente arriva solo dopo gli interessi dell’area metropolitana cagliaritana.

Non aver potuto invertire tale tendenza amministrativa è un’altra “discordanza” rispetto al principio delle pari opportunità tra territori, solo a parole annunciata e mai concretizzatasi.

Per dirla con F. Deiaco, sta accadendo che nel Sulcis Iglesiente difficoltà e carenze sottovalutate che all’inizio si sommavano in una semplice  addizione hanno cominciato a moltiplicarsi. È il concetto di crescita esponenziale: una retta in salita e che può sembrare facilmente gestibile, a un certo punto si impenna verso l’alto, e non potendo continuare a salire all’infinito arriva ad un limite oltre il quale c’è il crollo del sistema sanitario, sotto stress non solo per la pandemia.

La sequenza di commissari straordinari rinnovati di bimestre in bimestre e con un orizzonte di programmazione che non andava oltre il breve periodo, è un’altra “dissonanza” rispetto all’aderenza del mandato istituzionale di chi è stato chiamato gestire il passaggio di un servizio sanitario regionale ad un altro, con il condivisibile intento di migliorare i difetti del precedente ma acquisendone di nuovi e proponendo medesime soluzioni che soluzioni si stanno dimostrando non essere, perché al ritenuto fallimento della rete ospedaliera nella XV legislatura, si è risposto  nella XVI con le stesse idee e risorse che hanno provocato il ritenuto precedente fallimento.

Servivano nuove ispirazioni, progetti e tabella di marcia celeri che guardavano all’orizzonte, che indicavano la luna e non il dito, che evitassero di stigmatizzare la pagliuzza nell’occhio di un altro piuttosto che preoccuparsi della trave nel proprio.

La Legge 24/2020 è una incompiuta: siamo a Settembre 2022 e ancora in attesa del nuovo Atto Aziendale per la definizione e dislocazione di quali unità operative saranno contemplate nei due presidi ospedalieri tra Carbonia ed Iglesias.

 

In Asl Sulcis si è appena dimesso il Direttore Sanitario dopo 8 mesi di facente funzioni. Possiamo chiamarla “discordanza” rispetto alle attese del territorio di avere dirigenti aziendali nelle condizioni di meglio agire e di essere legittimato anche ad assumersi responsabilità?

Temi prioritari in sanità ne diventano tanti, e per queste ragioni e motivazioni e sugli impegni che  attendono tutti, abbiamo invitato molti a confronti/dibattiti con l’Ordine, per capire quali fossero le idee di sanità pubblica rispetto al mutato quadro sociosanitario con le cronicità e il carico assistenziale che grava sulle famiglie e sulla popolazione e che non consente al sistema di operare in modo appropriato per dare risposte adeguate ai bisogni che l’intero nostro territorio chiede, né quantitativamente né qualitativamente.

Ci attendevamo che obiettivi e punti di vista fossero condivisi prima e realizzabili poi. Ne una né l’altra condizioni si è mai materializzata.

E qui ci chiediamo dove sia anche la nostra di “dissonanza”: nell’insistere a coinvolgervi tutti o nell’azione ad excludendum delle istituzioni anche locali verso nostre prerogative?

Le necessità sociali ed economiche quando non soddisfatte diventano inesorabilmente necessità sanitarie e gli Ospedali, i Pronto Soccorso, le Medicine, le  Chirurgie, il Punto Nascita, le Sale Prelievi, i Poliambulatori, le RSA, le raccolgono tutte queste necessità: famiglie che non possono più assistere i propri anziani, cittadini ostaggio dell’impossibilitá economica e temporale di curarsi, disorientati per un telefono che squilla a vuoto, increduli di fronte ad un servizio chiuso o ad una consulenza rinviata, fragili e chiusi nelle difficoltà di reclamare cure e assistenza, disarmati di fronte alla carenza quasi assoluta di quali prestazioni professionali e di occasioni che questo Servizio Sanitario Regionale dovrebbe offrire.

Tramite la “Riforma del sistema sanitario”  Legge regionale 11.09.2020 n.24 si rivede completamente il modello di governance del SSR con la reintroduzione di otto Aziende ASL competenti a produrre servizi sanitari e socio sanitari ai pazienti e agli utenti, e si istituisce l’Azienda Regionale della Salute (ARES) incaricata di garantire i servizi amministrativi trasversali alle Aziende del SSR.

Leggiamo nella ridefinizione della rete ospedaliera in questa legislatura che “la scomposizione dell’Azienda per la Tutela della Salute in otto aziende socio-sanitarie consentirà di presidiare con maggiore cura ed attenzione anche i bisogni dei cittadini nelle aree rurali e nelle piccole isole che, distanti dagli agglomerati urbani, risentono delle allocazioni  delle strutture sanitarie principali”.

Questo a nostro parere non sta avvenendo, ed è una “dissonanza” rispetto agli intenti, basti pensare alla carenza dei medici di famiglia, dei pediatri di libera scelta, delle guardie mediche, dekke guardie turistiche, allo spopolamento delle dotazioni organiche delle professioni sanitarie per i tanti che se ne vanno e per i pochi che arrivano.

Se sarà possibile di recuperare sarà solo se le 8 aziende dotate di autonomia gestionale ed organizzativa” avranno manager con l’onore, e non solo l’onere, di occuparsi principalmente del soddisfacimento delle necessità assistenziali anche mantenendo alcune delle più significative attività  amministrative assegnate all’Azienda regionale della salute (ARES) esattamente come con le leggi regionali 23/2014, 10/2026, 17/2016 che hanno dato troppo potere di controllo e di governo  ad ATS Sardegna a scapito del livello decentrato.

Ci è ben chiaro che ASL Sulcis debba direttamente occuparsi del reclutamento e gestione degli aspetti amministrativi inerenti il personale, perché se “non è in grado di svolgere la sua funzione di intercettazione e facilitazione dei processi di riorganizzazione senza produrre i benefici attesi”, altrettanto può dirsi per l’evidente limite nella capacità di preservare e tutelare la risorsa umana rappresentata dal personale sanitario, tecnico, amministrativo, e di supporto, per il progressivo sfilacciamento della già traballante rete ospedale-territorio da una parte e per il progressivo ricorso al lavoro interinale e a tempo determinato dall’altra e ultimamente in affitto, che non colmano e non compensano turn over, quota cento, quiescenze, inabilità e limitazioni determinate da malattie professionali o infortuni sul lavoro o eventi patologici avversi.

ASL Sulcis che non può assumere, sostituire, bandire, mobilitare, selezionare per adeguare la dotazione organica carente in tutti i profili, con le conseguenze che sono di dominio pubblico: servizi territoriali ed ospedalieri chiusi, ridotti, trasferiti, quasi dismessi, accorpati anche con il pretesto della carenza di professionisti della salute. Per garantire l’operatività del sistema, il sistema deve essere assistenziale e gestionale senza passare per vie traverse.

Era previsto il progetto di attivazione del Centro Covid all’Ospedale Santa Barbara, così come da Delibera Regionale Sardegna del 9/07/2020. Non se ne è fatto nulla, e poiché si poi deciso differentemente sono stati dirottati altro oltre 3 milioni di euro per la sua realizzazione e persi i 12 posti letto di terapia intensiva previsti per il Sulcis Iglesiente. La mancata attivazione è una “discordanza” rispetto ai diritti dei cittadini di fruire di ospedali covid free, a rotazione tra il Sirai e il CTO divenuti ogni tanto covid+ con tutti i disagi e le conseguenze note, anche se durante la conferenza socio sanitaria del Sulcis Iglesiente del gennaio 2021 la responsabilità, mai confermata, è stata assegnata al Commissario per l’emergenza Covid dr. Arcuri.

Sul Piano Regionale dei Servizi Sanitari – Triennio 2022/2024, alcuni strumenti potevano consentire di indirizzare scelte  precise a supporto di quale programmazione, di quale distribuzione delle risorse, di quale tutela e sostenibilità del sistema salute pubblica.

Siamo entrati merito di alcuni passaggi del piano riferiti al territorio in cui abbiamo pertinenza, del quale conosciamo la complessità e la variabilità dal punto di vista demografico e socio economico, portando a sua conoscenza che da diversi indicatori tra altre aree territoriali sarde risultavano in calo sia la speranza in vita in buona salute della nostra popolazione che la fiducia verso il servizio sanitario regionale.

Pur condividendo l’impostazione del PSS intorno alla persona al fine di realizzare una rete di medicina territoriale efficiente,  abbiamo condiviso con il suo Assessorato di ritenere contraddittoria la ripartizione e la collocazione di nuove strutture di assistenza nel nostro territorio, soprattutto nei comuni con media densità di popolazione. Non ha recepito alcuno dei nostri suggerimenti di miglioramento, e questa è una “dissonanza” rispetto alla condivisione di quale miglioramenti apportare se poi non vengono ne recepiti ma neppure motivato il perché.

Sul volume delle liste d’attesa, che dire? A seguito della Delib. G.R. n. 62/24 del 4.12.2020,  solo 1 milione di euro è stato impegnato tra i 12 milioni disponibili per ridurle a fronte della dimensione della montagna da scalare, eppure tutti sono rimasti al loro posto e immutate le liste d’attesa, e rispetto ad individuare le azioni per incrementare il grado di efficienza e di appropriatezza di utilizzo delle risorse disponibili, fondate sulla promozione del principio di appropriatezza nelle sue dimensioni clinica, organizzativa e prescrittiva, a garanzia dell’equità d’accesso alle prestazioni ambulatoriali e di ricovero, il governo delle liste di attesa è un sistema complesso che sta continuando a generare “discordanze”.

E’ “dissonante” anche la figura dell’infermiere di famiglia prevista dal DL 34/2020 e che sta crescendo un po’ ovunque in Italia, ma nel PSS tra i soggetti coinvolti per il raggiungimento degli obiettivi troviamo Regione Sardegna, Aziende Sanitarie, Operatori sanitari e socio sanitari ma non l’Università, che dovrebbe sostenere la formazione post laurea di I e II livello. Se la Regione Sardegna intende prevedere un infermiere di comunità ogni 2000-2500 abitanti, per il Sulcis Iglesiente ne occorrerebbero almeno 50. Chi li forma dove?

E’ del tutto evidente che i richiami ai principi di universalità e pari opportunità, su uguaglianza ed equità che per i cittadini significano garanzie, accesso universale, erogazione equa delle cure e dell’assistenza in ogni ambito che abbia ha che fare con la salute, nel Sulcis Iglesiente sono lettera quasi asfittica. Infatti:

8636 cittadini rinunciano alle cure per motivi di carattere economico

 

4200 cittadini rinunciano alle cure per motivi legati alle liste d’attesa e dalla distanza dai luoghi di erogazione delle prestazioni

 

23mila circa prestazioni sono in attese di essere erogate non si sa dove non si sa quando

 

240mila sono le prestazioni sanitarie erogate da ASL Cagliari per ASL Sulcis Carbonia.

 

16 sono i servizi chiusi, trasferiti, ridimensionati in ASL 7, Assl Carbonia, ASL Sulcis

 

85, almeno, sono le professioni infermieristiche di cui ASL Sulcis è carente

Più cittadini fragili, più disabilità, maggiori patologie croniche, indice di vecchiaia più alto rispetto al resto d’Italia: anche da essi e dal quadro epidemiologico dovrebbero discendere le scelte di programmazione sanitaria, l’efficiente distribuzione delle risorse e la sostenibilità del sistema, senza trascurare il corretto dimensionamento del fabbisogno socio-sanitario comune per comune, che è costituito dal volume delle prestazioni sanitarie dislocate su tutto il territorio provinciale, e che sconta ad oggi criticità strutturali, organizzative, gestionali e lavorative che arrivano da lontano e che non si riescono a risolvere, tra l’indifferente generale e qualche lamentazione.

Con questo ennesimo e crediamo garbato contributo ordinistico OPI Carbonia Iglesias, oggi abbiamo colto il suo invito di dialogare a distanza entrando nel merito di qualche criticità, e con estrema chiarezza e semplicità abbiamo cercato di confutare quanto da più parti viene raccontato di isole felici in ASL Sulcis, che dal nostro osservatorio non esistono.

Nel Marzo 2020 la gravità delle condizioni negli ambienti di lavoro in cui le professioni sanitarie, tecniche e di supporto erano costrette a operare, anche in palese violazione di norme in materia di sicurezza e in spregio ai principi di cautela e precauzione e quindi esposti, alla stessa stregua dei pazienti ricoverati al rischio di contagio Covid19 e, comunque, di compromissione della salute, sono tutti ricollegabili alla evidente carenza se non di totale inosservanza della predisposizione di idonee misure contenitive e preventive delle fasi pandemiche da parte di chi avrebbe dovuto sovraintendere.

Siamo a Settembre 2022 e il persistere di una situazione emergenziale non può più costituire una causa di giustificazione rispetto alle gravi omissioni perpetrate, e ciò anche alla luce del fatto che è la stessa Regione Sardegna e quindi il suo competente Assessorato, già a far data dal mese di aprile 2020  hanno dettato delle regole e precauzioni che vengono sistematicamente ignorate da Direzioni Sanitarie, e anche questa è una “discordanza” se è vero come e vero che professionisti sanitari ricorrono ad esposti alle autorità per denunciare quanto potrebbe essere diversamente governato dalle istituzioni di riferimento che quelle condizioni conoscono e verso le quali condizioni non risultano disposti atti ispettivi e se disposti quali siano le determinazioni.

Continuiamo a ritenere che la Programmazione Sanitaria debba evitare l’accentramento dei servizi, favorire la loro diffusione e la loro fruizione in tutte le comunità civiche, prevedere l’effettivo superamento  della contrapposizione dualistica ospedale-territorio, la costruzione di ponti culturali, organizzativi ed operativi verso la popolazione anche in ottica preventiva, assicurare sostegno e diritti ai suoi abitanti nessuno escluso, non solo sardi ma anche stranieri, integrati ed in via di integrazione, trasfertisti, lavoratori, turisti, nelle grandi città come nei piccoli o medi comuni.

Il prossimo Atto aziendale della Asl Sulcis deve essere davvero prossimale ai diritti dei cittadini e dei professionisti, e per raggiungere sia i diritti che i cittadini e i professionisti (nel rispetto di prerogative di Ares Sardegna e Assessorato alla Sanità in riferimento alla Programmazione triennale, alla valutazione delle perfomance, al dimensionamento delle dotazioni organiche, all’attribuzione di incarichi organizzativi, alla costituzione e negoziazione dei fondi, alla organizzazione in ottica dipartimentale, alle linee di indirizzo), confidiamo nel mantenimento anche con il suo Assessorato di interlocuzioni utili nei tempi, nei modi e nei luoghi che riterrà più opportuni.

Cordialmente

Per il Consiglio Direttivo, firmato il Presidente Graziano Lebiu

OPI CARBONIA IGLESIAS AD ASSESSORE SANITA’ SETTEMBRE 2022