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Brevissima sintesi di storia infermieristica

Brevissima sintesi di storia infermieristica

Un tempo la gente si ammalava e moriva nel proprio letto. Medici, se e quando. Infermieri, zero. I lazzaretti del Medioevo più che luoghi di cura costituivano una forma di ricovero per isolare gli infettati e limitare il contagio da epidemia. L’assistenza era esercitata da volontari, o da ordini religiosi, con puri atti di pietà, privi di preparazione. Nel 1400 Caterina da Siena mette a rischio la sua vita fra gli ammalati di colera. Nel 1800, la ricca inglese Florence Nightingale inventa le infermiere. Intese come persone preparate tecnicamente ad alleviare le sofferenze degli ammalati. E sale alle cronache mondiali nell’ambito della Guerra di Crimea, del 1854.
Evoluzione… bellica
Quando i soldati feriti sono accatastati negli ospedali da campo e muoiono, prima ancora che in conseguenza delle loro ferite, di colera, tifo, dissenteria e cancrena indotte dalla sporcizia. Arriva la Nigthtigale, inviata dal Governo inglese, e applica, subito, il principio più elementare dell’infermieristica. Igienizza ambienti, cose e persone. In sei mesi riduce la mortalità dal 42% al 2%. Anche in Italia l’ufficializzazione della professione di infermiere, soprattutto in versione igiene dell’ammalato e somministrazione di medicine, ha una deriva militare, come con le crocerossine volontarie della Grande Guerra. Poi la professione si evolve.
Arrivano le ‘Caposala’ e le ‘Diplomate’, in grado di praticare anche le prime modeste cure, sempre sotto tutela dei medici. Oggi siamo all’apice, a vantaggio e sollievo del popolo degli ammalati. L’infermieristica s’è trasformata in scienza, con tanto di facoltà universitarie, dottorati e master di settore. Abbiamo i laureati in Scienze infermieristiche, dotati di poteri discrezionali. Con i medici, corrono su corsie parallele e complementari, salvo svettare in loro specifiche specializzazioni. E arriviamo al top della nuova disciplina.
L’Ospedale di Udine è presente con un’eccellenza. Viviana Tantolo, laureata in Scienze infermieristiche, con un Master specialistico alle spalle, gestisce un ambulatorio divenuto punto di riferimento interregionale che accompagna i pazienti di stomaterapia dal percorso diagnostico alla fase chirurgica, alla degenza e, soprattutto, al post dimissioni, quando malati e familiari devono ritrovare nuovi equilibri di vita.
Questo ambulatorio udinese è entrato a far parte del ‘Gruppo Gesto’ dove gli specialisti di settore si scambiano le reciproche esperienze professionali. La stomaterapia si occupa dei pazienti che subiscono interventi altamente invasivi all’intestino. Va, però, segnalato un anacronismo: questi specialisti, laureati, sia pure triennali, continuano a essere qualificati come ‘infermieri’. Ma se in corsia un paziente chiama l’infermiere, non arriva il laureato, ma un ‘operatore socio sanitario’ identificabile con l’acronimo Oss, ovvero l’infermiere dai lavori più umili di un tempo.

http://www.ilfriuli.it/articolo/Salute_e_benessere/Infermiere,_storia_di_una_professione/12/165269